“Riflessi sul fondo. Il nuovo cinema made in FVG” è il titolo della rassegna cinematografica che ha fatto tappe di due serate in tutti i capoluoghi regionali. Un totale di 17 film-documentari interamente prodotti in Friuli Venezia Giulia proiettati nelle sale dei cinema che hanno collaborato con il Fondo per l’audiovisivo FVG.
Qui verranno riportati gli appuntamenti di Gorizia e di Udine, semplicemente per una vicinanza geografica, non per discriminazione campanilistica.
GORIZIA
Classiche serate autunnali, di quelle in cui vorresti dimostrare tutto il tuo affetto al piumone, abbracciandolo forte. Una di quelle serate in cui viene spontaneo guardarsi un film, in casa oppure al cinema. Al Kinemax.
“Riflessi sul fondo. Il nuovo cinema made in FVG” , la rassegna cinematografica organizzata dal Fondo per l’audiovisivo FVG, ha fatto capolino anche qui il 5 ed il 6 novembre.
Quattro film proiettati: “Caffè Trieste” ed “Oltre il filo”, “Italiani sbagliati. Storia e storie dei rimasti” e “Là dove si sente cantare”. Filo conduttore: il Friuli Venezia Giulia, come luogo di arrivo, di partenza, di produzione o culla di progetti.
Caffè Trieste – di R. Rago e A. Magnani
Breve documentario sul noto bar italiano di San Francisco ritrovo degli artisti della beat generation. Gli anni d’oro del caffè vengono raccontati attraverso gli avventori attuali e passati e le testimonianze di coloro che ebbero la fortuna di viverli e di sopravvivere. Personaggi strani e semplici ragazzetti si avvicendano sullo schermo ansiosi di dimostrare il loro affetto ed il loro legame nei confronti del bar, che, non essendo mai stato rimodernato, offre ai clienti un assaggio dello splendido trascorso culturale costruito tra gli altri da Lawrence Ferlinghetti, Francis Ford Coppola e Gregory Corso.
Cosa ha a che fare tale mondo con il Friuli Venezia Giulia? Solo il nome della città a cui è dedicato? No, il fondatore proveniva da Rovigno, attualmente città croata, allora città italiana.
Oltre il filo – di Dorino Minigutti
Un pezzo di storia quasi completamente dimenticato quello dei campi di concentramento per sloveni e croati di Gonars, ma non da chi l’ha vissuto personalmente, da bambino, innocente ed inconsapevole della tragedia che stava vivendo. I vecchi bambini si raccontano ai nuovi affinché l’orrore non cada nell’oblio.
Gli elementi di quotidianità infantile che trapelavano dalle testimonianze conferivano un tono di vivacità ai racconti di dolore.
Italiani sbagliati. Storia e storia dei rimasti. – di Diego Cenetiempo
Il fascismo, la seconda guerra mondiale e la voglia di espansione italiana; la fine del fascismo, la fine della guerra e la cocente sconfitta dell’Italia. La perdita dei territori non fu solamente un duro colpo in termini politici, ma anche sociali: migliaia di italiani si trovarono ad essere prima conquistatori, poi cittadini e in seguito stranieri. Alcuni scapparono, ritornarono in Italia e vennero accolti come comunisti jugoslavi; altri rimasero e vennero tacciati di essere fascisti. Le testimonianze di chi scelse la seconda opzione narrano le gioie e i dolori dei rimasti, stranieri in quella che un tempo fu casa loro.
Là dove si sente cantare – di Renzo Carbonera
Ruda, piccolo paesino della provincia di Udine, è sconosciuto ai più, tranne che per una cosa, che l’ha reso famoso a livello internazionale: il coro polifonico diretto da Fabiana.
Voce narrante: un cantante innamorato del progetto, ma con l’anima solista, in forte contrapposizione con l’unicum della pluralità del coro. Protagonisti indiscussi sono i coristi, non professionisti, ma dediti alla loro grande passione: la musica.
Il fattore locale è predominante ed elemento importante del successo internazionale ottenuto dal gruppo, che insegna come, grazie all’ambizione ed all’impegno, si possa realizzare un sogno.
Quattro film profondamente legati al territorio, ma che non si chiudono gelosamente in esso, anzi, sconfinano in Europa e nel mondo intero per esportare la testimonianza della propria cultura.
Curiosamente, rimaniamo in attesa della prossima serata uggiosa.
UDINE
“Non è un evento, non voglio che passi come tale. Voglio piuttosto che assuma il carattere di continuità.” Paolo Vidali, presidente del Fondo Audiovisivo FVG, controbatte dispiaciuto all’interpretazione da molti data alla rassegna cinematografica. “Riflessi sul fondo vuole essere un modo per avvicinare la popolazione al nostro operato, che non è occasionale ma costante. Abbiamo scelto diciassette film da proiettare, diversi in ogni città, in modo da permettere, a chi volesse, di partecipare in ogni capoluogo.”
Una buona iniziativa. Il 14 novembre ad Udine la sala del Visionario era piena, si faceva difficoltà a trovare un posto a sedere. Le impressioni a caldo, per come sia andata, sono molto positive. Quasi tutti i documentari scelti per la rassegna sono stati vincitori di premi oltreconfine e trasmessi su alcune televisioni estere. Mentre qui, loro terra di origine, sono quasi completi sconosciuti. Chi ha mai visto il documentario su Ardito Desio di Codarin? Chi sa qualcosa riguardante il Timavo e gli speleologi alla sua continua ricerca?
“Una troupe che viene da fuori per girare sul territorio ha una maggiore risonanza, in bene o in male, rispetto ad uno che invece è già presente sul suolo regionale. Il nostro obiettivo è quello di collaborare con i cinema locali in modo tale da creare un appuntamento mensile durante il quale vengono trasmessi i nostri film.”
A giudicare dall’affluenza di mercoledì, non è una cattiva idea. Inoltre se l’ingresso è gratuito, è risaputo che chiunque vada al cinema più volentieri.
Quale tra i film proiettati preferisce? “Non potrei dirlo, sono troppo diversi tra loro. Le mie produzioni preferite sono quelle che seguiamo fin dall’inizio, è più un legame affettivo che di critica oggettiva.”
Io, che invece sono stata semplice spettatrice, posso sbilanciarmi.
Molto coinvolgente il documentario “Ardito Desio. La fortuna aiuta gli audaci.” sia per il fatto stesso che la vita del protagonista fu molto entusiasmante, sia perché i protagonisti non erano solo testimoni diretti delle sue imprese. Non era una noiosissima biografia, ma veniva raccontata attraverso l’eredità lasciata da Desio e gli effetti attuali delle sue scoperte passate.
Commento generalmente positivo, ma per scomodare il regista a seguire la proiezione sarebbe stato interessante concludere con un dibattito in sala. La maggior parte della gente aveva lasciato le uova marce a casa.
