
Daniele Molmenti – foto ©Alessandro Venier, grafica di Federico Manias
Quando hai iniziato ad andare in canoa?
Correva l’anno 1994! Era settembre e faceva un freddo incredibile. Al tempo mio fratello faceva canoa mentre io praticavo il judo. Avevo provato anche il nuoto, ma rimanere in un ambiente chiuso non faceva per me, ho iniziato così a stare all’aria aperta, in mezzo alla natura, a bordo del kayak.
Ho cominciato sul Noncello, mi è piaciuto da subito: ho bisogno di grandi spazi, di essere in mezzo alla natura e in mezzo alle trote (ride). Insieme ai ragazzi del Club di Cordenons ho viaggiato in Slovenia, in Valcellina e in seguito nel resto dell’Italia. E’ nato un bel gruppetto, quando eravamo giovanotti si vinceva tutto.
È difficile andare in canoa a quell’età?
Credo che i dieci anni siano il momento giusto, perché il tuo fisico comincia a svilupparsi, quindi è l’età ideale per imparare qualcosa di nuovo. Ovviamente in uno sport agonistico, prima cominci e meglio è, anche se non puoi mettere un bambino di quattro anni a fare canoa. Io già praticavo molto sport, quindi il fisico c’era. Col Judo avevo imparato a cadere, col nuoto mi ero sviluppato le spalle.
Hai mai avuto un momento in cui pensavi di cambiare sport?
No. Il nostro allenatore, Mauro Baron, che adesso è il direttore tecnico della nazionale, aveva creato un gruppo fantastico. A quell’età andare in canoa e basta diventa noioso. Lui l’ha capito, quindi d’inverno ci portava a fare Sci di fondo con la Libertas di Porcia; avevamo la piscina, la palestra, i campi da tennis. È stato molto bravo a non stereotipare solo questo sport.
Parliamo delle Olimpiadi. Per prepararti sei stato due mesi in Cina e due in Australia. Qual è la differenza ad allenarsi in questi paesi rispetto all’Italia?
La differenza principale è la temperatura. D’inverno nell’arco alpino le temperature sono troppo basse, ti alleni bene per mezz’ora, poi il resto dell’allenamento serve solo per scaldarti. In più le temperature fredde sono pericolose per gli infortuni a livello muscolare, quindi si preferisce andare al caldo. Finché sei ragazzino per allenarsi basta un fiume come la Sava in Slovenia o il Brenta, ma ad alto livello servono i canali artificiali, che purtroppo in Italia non ci sono.
Io sono andato in Cina perché mi trovo molto bene con la squadra cinese. Mi hanno invitato dandomi la possibilità di allenarmi perfettamente, i loro centri sono ancora utopie per l’Italia. In Australia invece sono andato perché c’è il canale olimpionico di Sydney e, nel weekend, dopo l’allenamento, si va in spiaggia.
Cosa stavi pensando prima della finale?
Ero davvero sereno, perché avevo la coscienza pulita. Mi ero allenato bene, avevo mangiato e dormito bene, ero circondato delle persone giuste, il mio allenatore era lì con me. Dopo la semifinale avevamo studiato gli errorini commessi per non ripeterli in finale. Dovevo soltanto fare il mio lavoro.
Prima di partire ho visto gli ultimi atleti, il tedesco ed il ceco, che ha fatto una bella manche, con 94″ e qualcosa. Io vedevo il mio allenatore un po’ nervoso, l’ho guardato negli occhi e gli ho detto “Faccio 93″”. Sono salito in barca e l’ho fatto.
C’era un tapis roulant che ti portava in partenza, io da lì non ricordo niente fino a quando i giornalisti mi chiamavano per le foto. Amnesia completa, che è lo stato di flow che noi atleti andiamo a cercare.
Quando ho visto il tempo finale sapevo che sarebbe bastato. Lo sloveno, l’ultimo a partire, anche con una buona gara non mi avrebbe battuto.
Nella tua categoria, K1 slalom, hai vinto tutto quello che potevi vincere. Ti sei posto un nuovo obiettivo?
È un periodo difficile perchè la motivazione mi manca. Gli atleti vivono di motivazione. Senza non vanno in acqua col freddo, non vanno in palestra a spaccarsi la schiena. Avevo degli obiettivi nel calendario: Europei, Mondiali, Olimpiadi… Adesso che ho vinto tutto, ho bisogno degli stimoli nuovi, non voglio ripetermi.
Questa è la prima volta che lo dico ufficialmente in un’intervista, personalmente mi sento appagato. Mi sento appagato di 18 anni di canoa, di impegni e sacrifici. Non smetto perché ancora mi diverto, quindi per quest’anno l’obiettivo è soprattutto questo. A marzo andrò nel Gran Canyon con Pierpaolo Ferrazzi, il mio allenatore. Ci imbarcheremo in un’avventura che per noi canoisti è un’esperienza di vita. Andremo in canoa dentro il Canyon per venti giorni, senza incontrare nessuno, senza cellulare né GPS, su un fiume che ha onde gigantesche. Lì ci si diverte.
Avrò ovviamente delle gare. Ho ricominciato ad allenarmi a gennaio, quindi non riuscirò ad essere il Molmenti di sempre per l’Europeo, a inizio maggio. Però c’è tempo per prepararmi bene per i Mondiali di Praga, a settembre.
Come hai passato questi ultimi mesi?
Uno stress pazzesco. Non ero abituato a tutta questa celebrita, questo mondo dove prima non ti badava nessuno e adesso qualsiasi cosa dici viene strumentalizzata. Nel primo momento la novità non era neanche male. Dopo diventa pesante, perchè ti accorgi di non essere più libero. Sei trattato quasi come un oggetto, devi andare in quella trasmissione, a quell’evento; se ne approfittano della tua fama per portare pubblico.
Ultimamente ho cominciato a dire di no. In questa vita devo solo morire, il resto lo decido io. Preferisco andare dove ci sono giovani, nelle Scuole o nelle Università, perchè riescono a capire meglio quello che c’è dietro un grande risultato. Siamo in un periodo dove di valori ce ne sono sempre meno, dove tutto è dovuto, tutto è facile, basta pagare. Ma le cose grandi, come la medaglia d’Oro olimpica, non si possono comprare.
Si è cominciato a parlare di te non solo riguardo il tuo sport. Due esempi sono il tentativo di Gossip con Flavia Pennetta, secondo il tuo intervento a Le Invasioni Barbariche, addirittura per parlare di politica.
Con la Pennetta hanno cercato di fare un po’ di gossip, però con me non ha funzionato, perchè ho spento subito la cosa. Non m’interessa andare nei giornaletti da shampiste.
A Le Invasioni Barbariche, in verità, hanno tagliato le frasi più belle che avevo detto. Non sono un estraneo alla politica.
Avevi detto che Renzi non era male come scelta…
L’avrei anche votato! Non ho votato alle primarie e non sono del PD, però Renzi mi piace perchè ha fatto delle cose concrete e finalmente era un politico che non viveva della sola opposizione a Berlusconi, come fa invece Bersani. Penso che i giovani non si riconoscano più con la destra o la sinistra, ma cerchino di guardare i candidati in faccia, perchè si sono accorti che tutti i partiti hanno rubato, che siano di sinistra o di destra. Anche la Lega, che parlava tanto di valori. Abbiamo perso la fiducia, quindi ci interessa capire chi è interessato a fare qualcosa per gli italiani e chi invece vuole solo comprarsi un appartamento in centro a Roma.
Hai mai pensato di trasferirti in un altro paese?
Il pensiero c’è, qua però ho un lavoro e delle responsabilità, sono nella Guardia Forestale. Comunque vivrei in Italia. Grazie al mio sport ho la fortuna di poter passare tre o quattro mesi all’estero ogni anno. Mi trasferisco sempre quando ho le gare; se ne ho una in Slovenia o in Germania, ci passo almeno un mese. In Australia, se avessi un po’ di soldini, una casetta la comprerei. Così quando smetto di far canoa, vado là, fronte mare, spiaggia…
Quindi tutto sommato a Pordenone ci stai bene?
Ora va di moda chiamarla Pordenoia, perchè non si può più suonare la sera, non ci sono le casette di natale, ecc. In realtà, io, che giro tanto, quando arrivo a Pordenone sto bene. In Australia ero a Sydney, città enorme e caotica. L’anno olimpico ero a Londra o in giro in paesini minuscoli. Pordenone è a misura d’uomo. Quando esco la sera vedo che c’è poco movimento, ma basta entrare in una viuzza per trovare un concertino, una convention. Ci vorrebbe solo più pubblicità.
Poi sei a mezz’ora dalle montagne, a un’ora dal mare. C’è Venezia a due passi, dove portare gli amici stranieri; l’Austria è a un’ora e un quarto. Abbiamo il parco delle Dolomiti friulane a mezz’ora. C’è tutto quello che serve per non stereotiparsi. Pordenone è una bella realtà e farà fatica ad espandersi perché manca territorio, quindi ci si concentrerà a migliorare quello che c’è già. È un buon posto per fermarsi in futuro.
Ultima cosa. Ci dicono che sei un ottimo chitarrista. Che musica ascolti?
Ho avuto un’istruzione musicale classica perché alle medie studiavo violino. Ascolto molta musica classica, soprattutto quando lavoro o studio. Poi il rock fatto bene, come i Pink Floyd, o progressive metal, come i Dream Theater. E, ovviamente, i grandi Metallica, che ascolto in palestra per caricarmi.
Ci consigli tre canzoni?
Dream Theater – Through her Eyes, bellissima canzone
One dei Metallica, per chi si sente un po’ giù
Concerto numero 3 di Rachmaninov per pianoforte e orchestra. Perché è molto Metal anche quello.
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Come al solito, un po’ di consigli
- Non perdetevi Backside, lo spazio curato da Davide Fioraso sugli sport estremi
- La recensione di Onde Nostre, un documentario sul Surf nelle nostre coste
N.d.R.: Ringraziamo Federico Manias per il contatto